lunedì 31 marzo 2014

Rapporto Amnesty sulla pena di morte nel mondo nel 2013

Al seguente link è possibile scaricare il rapporto: http://www.amnesty.it/flex/FixedPages/landing/2014/06-pdm/Rapporto_pena_di_morte_2014.pdf

Di seguito il comunicato stampa che riporta le informazioni principali.

RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA PENA DI MORTE NEL 2013: 
UN PICCOLO NUMERO DI PAESI RESPONSABILE DELL’AUMENTO DELLE ESECUZIONI 

Secondo il rapporto annuale di Amnesty International sulla pena di morte, Iran e Iraq hanno determinato un profondo aumento delle condanne a morte eseguite nel 2013, andando in direzione opposta alla tendenza mondiale verso l’abolizione della pena di morte. 

Allarmanti livelli di esecuzioni in un gruppo isolato di paesi – soprattutto i due mediorientali – hanno determinato un aumento di quasi 100 esecuzioni rispetto al 2012, corrispondente al 15 per cento. 

“L’aumento delle uccisioni cui abbiamo assistito in Iran e Iraq e’ vergognoso. Tuttavia, quegli stati che ancora si aggrappano alla pena di morte sono sul lato sbagliato della storia e di fatto sono sempre piu’ isolati” – ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. “Solo un piccolo numero di paesi ha portato a termine la vasta maggioranza di questi insensati omicidi sponsorizzati dallo stato e cio’ non puo’ oscurare i progressi complessivi gia’ fatti in direzione dell’abolizione”. 

Il numero delle esecuzioni in Iran (almeno 369) e Iraq (169) pone questi due paesi al secondo e al terzo posto della classifica, dominata dalla Cina dove – sebbene le autorita’ mantengano il segreto sui dati – Amnesty International ritiene che ogni anno siano messe a morte migliaia di persone. L’Arabia Saudita e’ al quarto posto con almeno 79 esecuzioni, gli Stati Uniti d’America al quinto con 39 esecuzioni e la Somalia al sesto con almeno 34 esecuzioni. 

Escludendo la Cina, nel 2013 Amnesty International ha registrato almeno 778 esecuzioni rispetto alle 682 del 2012. 

Nel 2013 le esecuzioni hanno avuto luogo in 22 paesi, uno in piu’ rispetto al 2012. Indonesia, Kuwait, Nigeria e Vietnam hanno ripristinato l’uso della pena di morte. 

Nonostante i passi indietro del 2013, negli ultimi 20 anni vi e’ stata una decisa diminuzione del numero dei paesi che hanno usato la pena di morte e miglioramenti a livello regionale vi sono stati anche l’anno scorso. 

Molti paesi che avevano eseguito condanne a morte nel 2012 non hanno continuato nel 2013, come nel caso di Bielorussia, Emirati Arabi Uniti, Gambia e Pakistan. Per la prima volta dal 2009, la regione Europa – Asia centrale non ha fatto registrare esecuzioni. 

Trent’anni fa, il numero dei paesi che avevano eseguito condanne a morte era stato di 37. Il numero era sceso a 25 nel 2004 ed e’ ulteriormente sceso a 22 l’anno scorso. Nell’ultimo quinquennio, solo nove paesi hanno fatto ricorso anno dopo anno alla pena capitale. 

“Il percorso a lungo termine e’ chiaro: la pena di morte sta diventando un ricordo del passato. Sollecitiamo tutti i governi che ancora uccidono in nome della giustizia a imporre immediatamente una moratoria sulla pena di morte, in vista della sua abolizione” – ha concluso Shetty. 

In molti paesi che ancora vi ricorrono, sottolinea il rapporto di Amnesty International, la pena di morte e’ circondata dal segreto e in alcuni casi le autorita’ neanche informano le famiglie e gli avvocati - per non parlare dell’opinione pubblica – sulle esecuzioni in programma. 

Metodi e reati 

I metodi d’esecuzione usati nel 2013 comprendono la decapitazione, la somministrazione di scariche elettriche, la fucilazione, l’impiccagione e l’iniezione letale. Esecuzioni pubbliche hanno avuto luogo in Arabia Saudita, Corea del Nord, Iran e Somalia. 

Persone sono state messe a morte per tutta una serie di crimini non letali tra cui rapina, reati connessi alla droga, reati economici e atti che non dovrebbero essere neanche considerati reati, come l’adulterio o la blasfemia. Molti paesi hanno usato vaghe definizioni di reati politici per sbarazzarsi di reali o presunti dissidenti. 

Dati regionali 

Medio Oriente e Africa del Nord 

In Iraq, per il terzo anno consecutivo, c’e’ stato un profondo aumento delle esecuzioni, con almeno 169 persone messe a morte, quasi un terzo in piu’ del 2012, prevalentemente ai sensi di vaghe norme antiterrorismo. 

In Iran, le esecuzioni riconosciute ufficialmente dalle autorita’ sono state almeno 369, ma secondo fonti attendibili centinaia di altre esecuzioni sarebbero avvenute in segreto, innalzando il totale a oltre 700. 

L’Arabia Saudita ha continuato a usare la pena di morte come nei due anni precedenti, con almeno 79 esecuzioni nel 2013. Per la prima volta da tre anni e in violazione del diritto internazionale, sono stati messi a morte tre minorenni al momento del reato. 

Se si esclude la Cina, Iran, Iraq e Arabia Saudita hanno totalizzato l’80 per cento delle esecuzioni del 2013. 

Tra i limitati passi avanti, non vi sono state esecuzioni negli Emirati Arabi Uniti e il numero delle condanne a morte eseguite in Yemen e’ diminuito per il secondo anno consecutivo. 

Africa 

Nell’Africa subsahariana solo cinque paesi hanno eseguito condanne a morte: Botswana, Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Sudan, col 90 per cento delle esecuzioni registrato in Nigeria, Somalia e Sudan. In Somalia, le esecuzioni sono aumentate da sei nel 2012 ad almeno 34 nel 2013. 

In Nigeria, dopo una dichiarazione del presidente Goodluck Jonathan che aveva ridato via libera alle esecuzioni, sono stati impiccati quattro prigionieri: si e’ trattato delle prime esecuzioni dopo sette anni. 

Diversi stati, tra cui Benin, Ghana e Sierra Leone, hanno fatto registrare passi avanti importanti, attraverso modifiche costituzionali o emendamenti al codice penale volti all’abolizione della pena di morte. 

Americhe 

Ancora una volta, gli Stati Uniti d’America sono stato l’unico paese della regione a eseguire condanne a morte, sebbene le esecuzioni, 39, siano state quattro di meno rispetto al 2012. Il 41 per cento delle esecuzioni ha avuto luogo in Texas. Il Maryland e’ diventato il 18esimo stato abolizionista. 

Diversi stati caraibici hanno svuotato i bracci della morte per la prima volta da quando, negli anni Ottanta, Amnesty International ha iniziato a seguire l’andamento della pena di morte in quella zona. 

Asia 

Il Vietnam ha ripreso a eseguire condanne a morte, cosi’ come l’Indonesia, dove dopo una pausa di quattro anni sono state messe a morte cinque persone, tre delle quali per traffico di droga. 

La Cina ha continuato a mettere a morte piu’ persone del resto del mondo messo insieme, ma a causa del segreto di stato e’ impossibile ottenere informazioni realistiche. Vi sono stati piccoli segnali di progresso, con l’introduzione di nuove disposizioni legali nei casi di pena di morte e con l’annuncio della Corte suprema che sarebbe stata posta fine all’espianto degli organi dei prigionieri al termine dell’esecuzione. 

Nessuna esecuzione e’ stata segnalata da Singapore, dove diversi prigionieri hanno ottenuto la commutazione della condanna a morte. 

L’area del Pacifico e’ rimasta libera dalla pena di morte, nonostante il governo di Papua Nuova Guinea abbia minacciato di riprendere le esecuzioni. 

Europa e Asia centrale 

Per la prima volta dal 2009, in quest’area non vi sono state esecuzioni. Il solo paese che ancora si aggrappa alla pena capitale e’ la Bielorussia, dove comunque nel 2013 non sono state eseguite condanne. 

Ulteriori informazioni 

Al link http://appelli.amnesty.it/pena-di-morte-2013 e’ possibile navigare un’infografica interattiva sulla pena di morte nel mondo nel 2013; scaricare le mappe e il rapporto “Condanne a morte ed esecuzioni nel 2013”; il documento di fatti e cifre e firmare l’appello per Hussain Almerfedi, detenuto nella base navale statunitense di Guantánamo Bay dal 2003 e che, se accusato di avere aiutato combattenti stranieri, rischia la pena di morte. 

FINE DEL COMUNICATO                                                                                 
Roma, 27 marzo 2014 

Per interviste: 
Amnesty International Italia – Ufficio Stampa 
Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it

venerdì 28 marzo 2014

l’Agenda dei diritti umani in Europa. Migranti, rom e detenuti

 COMUNICATO STAMPA

Presentata a Roma l’Agenda dei diritti umani in Europa. Migranti, rom e detenuti

Il rischio di un successo delle forze politiche nazionaliste, xenofobe e razziste alle prossime elezioni europee del 25 maggio è molto alto. L’esito delle ultime elezioni amministrative in Francia, con l’affermazione del Front National, sembra confermarlo. Se questo avvenisse la vita dei migranti, dei rom e dei detenuti in Europa non diverrebbe certo più facile.
Per fare in modo che il tema della garanzia dei diritti umani dei migranti, dei rom e dei detenuti sia presente nella campagna elettorale, le associazioni Antigone, Lunaria e 21 luglio hanno presentato questa mattina un’Agenda dei diritti umani in Europa,vademecum rivolto ai candidati italiani alle elezioni del Parlamento europeo. 
Per assicurare una maggiore garanzia dei diritti dei migranti in Europa le associazioni chiedono ai candidati di impegnarsi per assicurare il diritto di arrivare e di chiedere asilo, la chiusura dei centri di detenzione, il riconoscimento del diritto di voto amministrativo, l’armonizzazione delle legislazioni nazionali in materia di cittadinanza e il rafforzamento dell’impegno comunitario nella lotta al razzismo istituzionale.
Liberazione del territorio europeo dalla vergogna dei “campi nomadi”, blocco degli sgomberi forzati, definizione dello status giuridico dei rom inespellibili ma senza documenti, abbandono dell’uso della parola “nomade” con riferimento ai rom e rafforzamento degli strumenti esistenti per combattere i discorsi di odio sono le priorità individuate per tutelare i diritti dei rom residenti in Europa.
Introduzione in Italia del reato di tortura, garanzia effettiva di diritti fondamentali come quelli al voto, alla salute, alla formazione professionale e promozione di riforme volte a limitare il ricorso allo strumento della custodia cautelare sono le priorità individuate per assicurare una maggiore tutela dei diritti dei detenuti.
L’Agenda dei diritti umani in Europa sarà disponibile online a partire dalle ore 14 del 28 marzo 2014 all’indirizzo http://campagnaperidiritti.eu, sito web dedicato allaCampagna “Per i diritti, contro la xenofobia”. L’Agenda è solo la prima tappa della Campagna “Per i diritti, contro la xenofobia” promossa dalle tre associazioni e in collaborazione con ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) per portare le istanze di migranti, detenuti e rom e la lotta alla discriminazione e alla xenofobia al centro del dibattito per le elezioni europee 2014.
Per maggiori informazioni:
Danilo Giannese
Associazione 21 luglio

Tel. 388 4867611 – 06 64815620
email: stampa@21luglio.org
www.21luglio.org

Andrea Oleandri
Antigone

Tel. 339 5799057 – 06 4511304
email: ufficiostampa@associazioneantigone.it
www.associazioneantigone.it 

Serena Chiodo
Lunaria

Tel. 06 8841880
email: antirazzismo@lunaria.org
www.lunaria.org

mercoledì 26 marzo 2014

Sulle rotte dei migranti nel Mediterraneo, perché la violenza abbia fine


E' online da oggi la prima sezione del sito web interattivo http://acrossthesea.net/, frutto del lavoro di documentazione sulle rotte migratorie di Servizio Civile Internazionale, Amisnet, Active Vision, Geminaire Group, APDHA.

Il portale è il prodotto centrale del progetto, Across the Sea, finalizzato a mappare le rotte di migranti tra le sponde del Mediterraneo. Seguire le loro strade significa raccontare storie vissute in prima persona, decostruire pregiudizi, produrre narrazioni alternative rispetto al fenomeno migratorio.
Ancora oggi infatti la migrazione nella regione mediterranea è percepita come un problema da risolvere attraverso violenti dispositivi securitari, unica risposta che i governi offrono alla questione, anche davanti a tragedie come quella dell'ottobre del 2013 presso l'isola di Lampedusa. Un episodio rappresentato dai media come una tragica fatalità anziché come la conseguenza di precise e colpevoli scelte politiche, a cui si è risposto con una ulteriore militarizzazione della zona, l'operazione Mare Nostrum.
Across the sea è un piccolo strumento per invertire la rotta, per comprendere, attraverso video, audio e racconti che cosa vivono e da dove vengono i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo che arrivano fino alle nostre coste.
Il progetto può essere usato liberamente per informare e per lottare per il rispetto delle convenzioni internazionali e dei diritti umani e di coloro che si muovono nello spazio euro-mediterraneo.
Across the sea è un piccolo contributo verso una società più inclusiva, dove la libertà di movimento sia garantita e il Mediterraneo sia concepito come una porta aperta attraverso la quale incontrare culture diverse, e non come una barriera da presidiare.
Dal 19 Marzo il sito sarà aggiornato ogni settimana con un nuovo contributo, video o audio, per poi arrivare all'evento di presentazione del lavoro completo, nel mese di giugno, a Roma.

Una volta ultimato il sito vuole essere strumento dinamico e implementabile tramite i contributi di quanti lavorano al monitoraggio delle frontiere e delle rotte di migrazione attraverso il Mediterraneo e verso l’Europa. Perché si vada accumulando nel tempo un archivio il più possibile aggiornato, che sia strumento di lettura dei cambiamenti in atto e fonte di informazioni utili a contrastare efficacemente le politiche di esclusione e morte nel Mediterraneo, sarà necessario il contributo di tutti e tutte.


Per informazioni:

Tel. 065580664
fax 065585268
web: www.sci-italia.it

lunedì 24 marzo 2014

"Non rimandate i richiedenti asilo in italia" dice il commissario per i diritti umani del consiglio europeo

Il Commissario per i Diritti umani del Consiglio europeo: «Non rimandate i richiedenti asilo in Italia. Il sistema è sovraffollato e degradante». Lo ha detto Nils Muižnieks, Commissario per i Diritti umani del Consiglio europeo, che in Italia dal 12 al 14 marzo 2014 ha incontrato autorità e Ong italiane per parlare di diritti umani. In una recente conferenza presso l’Istituto per i Diritti umani, presso la facoltà di giurisprudenza dell’University College di London su “Protezione dei rifugiati, immigrazione e Diritti umani in Europa”, il Commissario ha chiesto agli Stati dell’Unione europea di non rimandare i rifugiati siriani nei paesi dell’Unione i cui sistemi di accoglienza non funzionano, in particolare in Bulgaria, Grecia, Italia e Malta.
Anche i rappresentanti dell’Asgi hanno incontrato il Commissario per aggiornarlo sulla situazione italiana. Solo qualche settimana fa la Corte suprema inglese aveva affermato che il rimpatrio di una persona da un paese del Consiglio europeo ad un altro è contrario alla Convenzione europea per i Diritti dell’Uomo. L’Asgi attraverso l’avvocata. Loredana Leo dall’Italia ha contribuito attivamente, fornendo ai richiedenti asilo in Gran Bretagna documenti utili a provare che le condizioni del Sistema Asilo in Italia sono critiche, così come esposto in una relazione del 2012 sugli Aspetti critici del sistema di protezione internazionale in Italia. «Abbiamo descritto al Commissario europeo le difficoltà che devono affrontare i migranti per chiedere asilo in Italia e come cerchiamo di migliorare la situazione attraverso le nostre azioni di advocacy verso le autorità politiche italiane e i nostri progetti» ha affermato Loredana Leo. «Asgi sta avviando un nuovo progetto per monitorare il sistema italiano di protezione internazionale. Vogliamo spingere le autorità a prendere immediatamente misure per migliorare le condizioni degradanti in cui sono costretti i richiedenti asilo nei paesi europei, al fine di assicurare più rispetto per i diritti delle persone bisognose di protezione internazionale».

martedì 18 marzo 2014

Da "la trilogia del naufragio" di lina prosa

« Il naufragio è stato totale
Ma è stato di una semplicità assoluta
Lo sai perché ? Non c’è stata tempesta.
Non c’è stata lotta, resistenza.
Nessuna manovra di perizia marinara.
Nessuna chiamata di capitano.
Nessun avviso. Nessuna campanella.
Non c’è stato innalzamento di onda. 
Niente che riguardasse il mare.
Il mare è innocente. »