giovedì 13 novembre 2014

Respingimenti: Italia condannata per la seconda volta. L’appello delle associazioni.

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Respingimenti: Italia condannata per la seconda volta. L’appello delle associazioni.

POLICE-LOOK-OUT-TO-SEA-AT-006La Corte Europea per i diritti dell’uomo (Cedu) ha nuovamente condannato l’Italia per aver messo in atto respingimenti collettivi. Già il 23 febbraio 2010, con la cosiddetta “sentenza Hirsi”, la Corte di Strasburgo condannava l’Italia per aver respinto in Libia circa duecento persone, violando l’articolo 3 della Convenzione sui diritti umani -trattamenti degradanti e tortura-, l’articolo 4 del Protocollo 4 -interdizione di espulsioni collettive- e l’articolo 13 -impossibilità di ricorso- (vedi qui per approfondimenti).
A distanza di due anni arriva una nuova, identica condanna. La sentenza, datata 21 ottobre 2014, riguarda quello che è conosciuto come il “caso Sharifi e altri contro Italia e Grecia” (Per una ricostruzione dettagliata si rimanda all’articolo di Alessandra Sciurba pubblicato su Melting Pot). Le violazioni per cui l’Italia è stata condannata si riferiscono, ancora una volta, agli art. 3, 13 e 4 Protocollo 4.
Nonostante le varie pronunce della Corte, però, i respingimenti proseguono. “E’ infatti notizia del 29 ottobre 2014 che al porto di Ancona le forze dell’ordine abbiano respinto in Grecia 16 persone di cittadinanza iraniana, siriana e irachena imbarcatisi su un traghetto della Minoan, nascosti tra le ruote dei Tir o in mezzo al carico. Solo cinque scoperti nella stessa occasione sono stati ammessi alla procedura di asilo”, denunciano le associazioni Terre des Hommes International Federation, Medici Senza Frontiere Italia e Asgi, che insieme alla campagna LasciateCIEntrare lanciano un appello alle istituzioni italiane ed europee. E’ infatti frequente l’applicazione di quelle che le associazioni chiamano “modalità semplificate” per le procedure di respingimento, attuate sulla base di accordi bilaterali tra stati: prassi “di respingimento collettivo che privano i migranti dei più elementari diritti di difesa e di informazione, in quanto, al di là della stessa possibilità di formalizzare una richiesta di asilo”, alle persone viene tolta “la possibilità di fare valere qualsiasi altra causa ostativa rispetto al respingimento immediato”, effettuato verso paesi terzi non sicuri come la Libia, l’Egitto, la Turchia, la Grecia. Una situazione a cui le associazioni chiedono di porre fine, “in ottemperanza a quanto sancito dalla Cedu, nonché dalla convenzioni internazionali e direttive europee in tema di Protezione internazionale e diritto all’Asilo”.
Segnaliamo l’appello, invitando alla diffusione.
Roma, 7 Novembre 2014
Al Gentile Presidente del Consiglio, Matteo Renzi
Al Gentile Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni
Al Gentile Ministro dell’Interno, Angelino Alfano
Al Gentile Alto Commissario PESC della UE, Federica Mogherini
APPELLO, FERMINO I RESPINGIMENTI
Come certamente saprete la Corte Europea per i diritti dell’uomo ha nuovamente condannato il Governo Italiano per i respingimenti collettivi (decisione Sharifi contro Italia e Grecia del 21.10.2014) per la violazione dell’art. 13 Cedu (diritto a un ricorso effettivo) combinato con l’articolo 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) “perché le autorità italiane hanno esposto i ricorrenti, rimandandoli in Grecia, ai rischi conseguenti alle falle della procedura di asilo in quel paese” e per violazione dell’art. 4, Protocollo 4 (divieto di espulsioni collettive).
La Cedu, si legge nel comunicato stampa immediatamente successivo alla sentenza, “condivide la preoccupazione di diversi osservatori rispetto ai respingimenti automatici attuati dalle autorità frontaliere italiane nei porti dell’Adriatico, di persone che sono il più delle volte consegnate immediatamente ai comandanti dei traghetti per essere ricondotte in Grecia, essendo in tal modo private di ogni diritto procedurale e materiale”.
Le nostre organizzazioni condividono le considerazioni e le preoccupazioni della Corte Europea dei diritti dell’Uomo. “E’ infatti notizia del 29 ottobre 2014 che al porto di Ancona le forze dell’ordine abbiano respinto in Grecia 16 persone di cittadinanza iraniana, siriana e irachena imbarcatisi su un traghetto della Minoan, nascosti tra le ruote dei Tir o in mezzo al carico. Solo cinque scoperti nella stessa occasione sono stati ammessi alla procedura di asilo”.
Notizie di questi giorni, lanciata da RTM, parlano di un respingimento di circa 50 egiziani giunti a Pozzallo in un’imbarcazione con a bordo 329 persone partite dall’Egitto nove giorni prima.
Questi respingimenti non si collocano certo nell’ambito di applicazione del regolamento Dublino perché nessuno dei respinti ha potuto o voluto formalizzare una richiesta di asilo. Si è data applicazione ancora una volta da una parte all’Accordo tra Italia e Grecia del 1999 che prevede modalità “semplificate” per le procedure di respingimento verso la Grecia senza nessuna delle garanzie che comunque il regolamento frontiere prevede in favore di qualunque migrante faccia ingresso nel territorio di uno stato appartenente all’area Schengen e dall’altra gli accordi bilaterali di riammissione tra Italia ed Egitto.  Paese che non può comunque essere definito un “paese terzo sicuro”, come risulta dai rapporti internazionali delle principali agenzie umanitarie che il nostro governo e la comunità internazionale non può ignorare.
Queste procedure semplificate di respingimento collettivo, privano i migranti dei più elementari diritti di difesa e di informazione, in quanto, al di là della stessa possibilità di formalizzare una richiesta di asilo, priva le persone della possibilità di fare valere qualsiasi altra causa ostativa rispetto al respingimento immediato e si pone in totale contrapposizione con le disposizioni europee e con la giurisprudenza della Cedu.
Per tali ragioni le nostre organizzazioni, consapevoli che le suddette pratiche collettive e sommarie di respingimento verso Paesi certamente non sicuri, quali, oltre la Grecia, per effetto di possibili respingimenti a catena, la Libia, l’Egitto e la Turchia, lungi dall’essere state inibite rischiano di moltiplicarsi anche quale conseguenza del termine dell’operazione Mare Nostrum, che potrebbe comportare un maggiore afflusso di potenziali richiedenti asilo o comunque di migranti irregolari, alle frontiere portuali ed aeroportuali, chiedono al  Governo Italiano l’impegno di far cessare immediatamente qualsiasi procedura di respingimento di migranti, in ottemperanza a quanto sancito dalla Cedu, nonchè dalla convenzioni  internazionali e direttive europee in tema di Protezione internazionale e diritto all’Asilo.
Vi chiediamo altresì di imporre il rispetto del suddetto divieto di espulsione o respingimento collettivi anche in applicazione del Regolamento frontiere Schengen 562 del 2006, il quale, invece, deve essere interpretato e applicato in conformità alla CEDU, con l’esame individuale di ogni persona, anche agli altri Stati membri e ciò in forza del ruolo dell’Italia in questo semestre di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.
Raffaele K. Salinari, Presidente Terre des Hommes International Federation
Loris De Filippi, Presidente Medici Senza Frontiere Italia
Lorenzo Trucco, Presidente Asgi – Associazione Studi Giuridici Immigrazione
Gabriella Guido, Portavoce Campagna LasciateCIEntrare

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